domenica 31 dicembre 2017

MERCATI FINANZIARI: L’EREDITA’ DEL 2017


IL 2017 SI E’ CONCLUSO ED E’ TEMPO DI BILANCI

 
Con la giornata di venerdì 29 dicembre si sono definitivamente chiuse le contrattazioni sui mercati finanziari e ora si possono trarre le dovute conclusioni su di un anno iniziato sotto una cappa di apprensione a causa di un complicato
intreccio di fattori economici e politici.

L’ultima settimana dell’anno, come si può desumere dal grafico d’apertura, è stata piuttosto contrastata per quanto riguarda il paniere degli indici sotto osservazione; i mercati occidentali, con l’eccezione della Gran Bretagna e dell’indice nipponico hanno tirato il fiato portandosi in area negativa mentre hanno proseguito la marcia al rialzo tutti i rimanenti indici, sostanzialmente i Bric più la borsa di Hong Kong.
 
Questa contrapposizione finale non ha assolutamente intaccato il trend dominante del 2017: rialzo, rialzo, rialzo.
 
Andiamo dunque a vedere le risultanze dei nostri indici nel corso del 2017:

Non uno di essi in territorio negativo, neppure la borsa di Mosca che sino alla vigilia di Natale era rimasta in coda al gruppo pressoché costantemente sotto i valori di inizio anno su cui pesava anche un drawdown infrannuale del 14%; santo petrolio ha fatto sì che la situazione si ribaltasse sul filo di lana.
 
A guidare la classifica la borsa di Hong Kong, l’unica che ha superato il 30% di rialzo (35,99%) ma altrettanto brillanti sono state le performance di quelle più prossime, Nasdaq, India e Brasile con rialzi compresi fra il 25% e il 30%. Sei indici si sono poi posizionati fra il 10 e il 20% che sono, in ordine decrescente, S&P 500, Nikkei, l’indice globale MSCI World, Svizzera, Italia e Germania. Dunque, 2/3 del paniere hanno remunerato gli investitori con crescite a due cifre, un risultato certamente non usuale.

A chiudere, sotto il 10%, troviamo Francia, Regno Unito, Shangai, l’indice Eurostoxx 50 e la borsa moscovita, di cui abbiamo già detto. Si tratta però di performance in valuta locale, che devono essere rivedute e ridimensionate - per un investitore in euro - alla luce dei rapporti di cambio che nel corso dell’anno hanno registrato movimenti piuttosto ampi, come vedremo più avanti.
 
Non finisce qui la positività di questo 2017 relativamente alla componente azionaria. Ben sette mercati del paniere hanno superato, nel corso dell’anno, i loro massimi storici e due di essi addirittura nel corso dell’ultima settimana. Se a questi aggiungessimo anche le borse di Hong Kong e quella svizzera, che sono rimaste di un nonnulla al di sotto dei rispettivi massimi, ci renderemmo conto che più del 50% del paniere ha colto in corso d’anno risultati eccezionalmente rilevanti.

Le borse che hanno colto questi risultati sono state quella brasiliana, gli indici Nasdaq e S&P 500 nel continente americano, Germania e Gran Bretagna in Europa e in Asia l’India. Sospinto dal forte peso relativo di questi mercati, anche l’indice globale MSCI World ha superato i precedenti massimi.

Se da un lato il 2017 si è rivelato un anno decisamente favorevole per gli investitori in equity la domanda da porci è se ci si possa attendere per l’anno entrante un clima altrettanto favorevole.
 


IL DOMINIO DELL’EURO SUI MERCATI VALUTARI



Come nostra consuetudine indichiamo, nel grafico suindicato, l’andamento dei cambi negli ultimi due mesi, al fine di trarre qualche indicazione sugli andamenti di breve periodo.
 
Quello che invece è emerso in modo inequivocabile è stata la forza dell’euro per tutto il 2017. Rispetto alle valute di riferimento nel corso del 2017 l’euro si è rafforzato del 14,10% contro il dollaro Usa, del 10% contro lo yen giapponese, del 4,20% sulla sterlina inglese e del 6,90% sullo yuan cinese. Lo si può vedere nel grafico seguente.
 

 
 
 
Vediamo ora l’andamento dell’euro rispetto al dollaro e allo yen, sostanzialmente diversi fra di loro.
Mentre nei confronti del dollaro l’andamento rialzista è stato più o meno costante per tutto il 2017, nel caso dello yen nella prima parte dell’anno la valuta nipponica aveva un andamento rialzista nei confronti di quella comunitaria e ciò è avvenuto sino alla metà di aprile, dopo di che c’è stata un’importante inversione. Da quel momento la caduta dello yen sull’euro è stata di circa 17 punti percentuali, una débacle piuttosto significativa per la più rappresentativa valuta mondiale extra-comunitaria, dollaro a parte.
 
Questo andamento ci dà almeno due indicazioni importanti. La prima è quella che i rialzi dei mercati azionari, corretti per il cambio con l’euro sono sensibilmente inferiori a quelli precedentemente indicati. Il secondo aspetto è che la forza dell’euro ha indotto un freno alle esportazioni europee e il mantenimento di questi livelli potrebbe indebolire la crescita, da poco iniziata, che abbiamo così lungamente e dolorosamente atteso.


 
MERCATI OBBLIGAZIONARI POCO REATTIVI
 












Iniziamo dal rendimento corrente dei bond sovrani decennali che abbiamo costantemente tenuto sotto osservazione nel corso del 2017.
 
Dal punto di vista dell’investitore si tratta di rendimenti piuttosto modesti, il cui punto massimo è rappresentato dal bond Usa che remunera il 2,41% (salvo variazioni valutarie – il 14% in meno nel corso del 2017 ndr) seguito dal btp nostrano, attualmente al 2%; più modesti ancora i rendimenti dei governativi di Gran Bretagna, Francia e Germania. Andiamo a misurarli con l’inflazione corrente, che ad ottobre era per Usa ed Unione Europea, rispettivamente del 2% e 1,7%.
 
Depurato dell’inflazione il rendimento del decennale Usa è dello 0,40% mentre in Europa il solo Btp remunera un modesto 0,30% al netto dell’inflazione mentre i rendimenti dei titoli francesi e tedeschi sono negativi. In Gran Bretagna la misurazione avviene attraverso il confronto con l’indice CPI  che comunque è almeno il doppio del rendimento offerto dal decennale britannico.
 
Come si dice in questi casi, non c’è trippa per gatti.
 
Vediamo ora quali sono state le differenze fra i valori iniziali e finali di questi titoli.




In Usa e Gran Bretagna i rendimenti hanno subito dei modesti cali nel corso del 2017, fatto abbastanza sorprendente dato che i tassi di riferimento sono invece cresciuti. In termini percentuali il calo è stato del 1,70% in Usa e del 11,00% in Gran Bretagna.
 
Nell’area euro tutte e tre i paesi del nostro osservatorio presentano a fine anno rendimenti superiori a quelli dell’anno precedente. In Italia il Btp rende attualmente il 2% contro l’1,80% di fine 2016. In Francia il rendimento corrente è pari allo 0,78% contro lo 0,68% dell’anno scorso. Molto più evidente, in termini percentuali, lo scarto di rendimento del bund tedesco che in corso d’anno è cresciuto di oltre il 100% attestandosi allo 0,42%. In Francia e in Italia i rendimenti sono cresciuti rispettivamente del 13,90 e 9,80%.
 
Con i dati di inflazione correnti e con il rientro delle facilitazioni monetarie, attese per l’anno venturo, possiamo ragionevolmente aspettarci dei rialzi, ancorché modesti, dei rendimenti con conseguente riduzione degli attuali livelli di prezzo dei titoli obbligazionari.
 
 
CONCLUSIONI
 
Razionalmente possiamo affermare che l’anno entrante non sarà un anno facile, ma lo stiamo ripetendo da anni e chi ha mantenuto un atteggiamento prudenziale si è trovato con rendimenti poco gratificanti. La situazione è la stessa. Il lungo ciclo iniziato nel marzo 2009 potrebbe proseguire ancora sospinto da una miscela di tassi bassi e innovazioni tecnologiche a cui però fa da contrappeso l’impoverimento generalizzato della classe media, causa l’enorme concentrazione della ricchezza, che resta un freno per l’incremento dei consumi e la possibilità che un aumento dell’inflazione possa innescare manovre sui tassi che andrebbero a riverberarsi sulle componenti più volatili dei portafogli.
 
Ancora una volta un bell’enigma che ci induce ad evitare innanzitutto di fare previsioni e in secondo luogo di collegare gli investimenti agli orizzonti temporali più adeguati, evitando di lasciarci coinvolgere dai rumors di breve ma al contempo adottare in via sistematica sofisticati sistemi di monitoraggio del portafoglio. In mancanza della sfera di cristallo è in via assoluta un buon metodo di lavoro.
 

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